Oggi, alla fine del giorno

Cristina Alessandro, romanzo.
Tre generazioni a confronto, in uno spaccato di quotidianità che si pone come obiettivo quello di far riflettere su quanto l’esistenza a volte riesca a mettersi d’impegno per mostrare il suo lato assurdo, nutrendosi di irrazionalità. Maria Lourdes non è pronta ad abitare questa terra, non lo è mai stata, e nulla possono fare le attenzioni di suo marito Cesare e le esigenze della loro unica figlia Letizia. Non tutti sanno gestire i sentimenti, controllare le emozioni è ancor più complesso. Alla vita poco importa degli affanni, dei pensieri, dei vari e innumerevoli piani, di ciò che abbiamo deciso di fare con quel che resta dei nostri giorni. Avrà le sue buone ragioni, inutile metterlo in dubbio, anche perché diverrebbe assai faticoso riuscire a destreggiarsi in situazioni che la maggior parte delle volte incutono terrore.
Ma allora, qual è il vero segreto per riuscire ad attendere fiduciosi il susseguirsi degli eventi? Da chi dovremmo imparare l’arte dell’attesa e, soprattutto, come si fa a coltivare speranze in un presente che ancora non la smette di attingere dal passato? (Prefazione di Pasquale Cavalera). Opera curata e garantita da Storie di Libri.
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Gaudiano Elvira: “La radice di un dolore”. Maria Lourdes, un’anima di donna interrotta, è un personaggio che mi ha attraversato come una lama tagliente, rigettandomi in quel mio mondo sotterraneo dove ancora galleggia il mio dolore. Ho iniziato a leggere in punta di piedi la sua storia, una bambina nata in una chiusa provincia del pavese, affetta da DSA e bullizzata, in un contesto familiare anaffettivo e distante, una bambina nel cui animo cresce a poco a poco, come una gramigna infestante, il male di vivere. Non hanno importanza le motivazioni scatenanti, possono essere le più disparate e non sempre ci arrivi a quella verità assurda di te, ma quel male di vivere ti sorprende senza che tu possa opporti. Poi magari capita, come a me, che la tua vita va avanti, dimentichi quel tuo sentirti invisibile e quella tua paura del mondo, con l’unica voglia che hai di scomparire, di non doverti per forza confrontare con le persone e dimostrare che tu esisti, che non è vero che sei inadeguata. Studi, lavori, ti sposi e diventi madre, nulla dimostra che quella bambina oggi non sia una donna realizzata. Lo dimentichi chi sei stata, ma basta una scossa e il male ritorna. Si chiama depressione. E di depressione si può morire, io lo so. La penna delicata e ferma di Cristina ci prende per mano e ci trasporta dentro un viaggio interiore dove l’unica stazione di arrivo desiderata sarà la morte, una sorella cercata perché possa lenire quel dolore che accompagna Mia Lourdes negli anni e che inevitabilmente coinvolge le persone amate, il marito Cesare e la figlia Letizia. Ogni giorno e ogni anno sono vissuti nell’attesa di quel momento, la protagonista lo immagina, lo disegna e vive nella consapevolezza che prima o poi sarà libera. Nel libro intervengono le voci alterne di Cesare e Letizia, ognuno dei due si confronta con quello stato di eterna sospensione, una malinconia a cui cercano, a loro modo, di ribellarsi. Cesare con un amore profondo e tenero, ma inadeguato a carpirne la pericolosità. Letizia con la sua fragilità di adolescente, tra curiosità e inquietudine, cercando a tutti i costi una madre che non esiste. Non voglio svelare il finale, sarà inatteso e potrebbe provocare sentimenti contrastanti come rabbia o tristezza, ma la morte comunque vi attraverserà, nello scandire, attraverso la scrittura, un’unica certezza: forse la vita sorprende sempre, perché in una fine, in quel fondo scabroso, potrebbe nascere un motivo per ricominciare a vivere, anche se con quel dolore dovrai imparare a conviverci. Perché da una fine c’è sempre un nuovo inizio, se ti affidi all’amore. In quel dolore io mi sono riconosciuta, forse non mi sono riconosciuta nel finale perché io con quel dolore non ci sopravvivo, ma l’ho trasformato in opportunità e bellezza attraverso il mio lavoro di narratrice di storie. Tuttavia, certo in quel finale io c’ero ad abbracciare Maria Lourdes per dirle che non è finita e che ci sarà speranza per essere felici un giorno, se vorrà.
Anna Pia Merico: “Scrittura fluida ed avvincente”. Il paradosso della vita: togliere la vita a chi è piena di vita per lasciarla forse come monito in eredità a chi ha trascorso la vita nel costante desiderio di morire. Il libro di Cristina Alessandro “Oggi, alla fine del giorno”, edito da Storie di libri di Pasquale Cavalera, prende, avvince e infine commuove in un crescendo di emozioni che forse lascia l’amaro in bocca, ma ci esorta a ricordarci della bellezza della vita, nonostante tutto, nonostante il dolore, nonostante lo stesso peso del vivere. Cristina affronta il tema della depressione con estrema delicatezza e sensibilità facendo di Maria Lourdes, la protagonista del romanzo, un’eroina al contrario a cui uno strano destino concede il modo di riscattarsi imparando finalmente il senso dell’amore. Segnata dal rapporto con genitori anaffettivi e distaccati, Maria Lourdes avverte fin dai primi anni un senso di inadeguatezza che la rende fragile e inadatta a vivere nel mondo. L’intera sua esistenza ruota attorno al progetto del suicidio per sentirsi finalmente libera dai tormenti interiori. A nulla valgono l’amore profondo di Cesare, il marito, e la nascita di Letizia, loro unica figlia, che cresce cercando l’affetto di una madre inesistente e tentando di ribellarsi al suo modo di trascinare i giorni. Solo il destino saprà cosa togliere per dare, cosa far nascere da una fine. Nonostante la tematica molto delicata e complessa, Cristina riesce a catturare il lettore con una scrittura fluida ed avvincente dando voce ai protagonisti che intervengono spesso con l’intimità del proprio pensiero e facendo parlare l’anima. Cosa che dovremmo imparare a fare tutti per relazionarci meglio con noi stessi e gli altri. Complimenti sinceri Cristina e ad maiora semper!
Raffaella Scorrano: “Romanzo stupendo”. Quando alla fine del giorno all’improvviso si fa buio, finisce la storia di una vita ottenebrata da un mal di vivere che rende inquieti, perché desiderosi di andar via, eppure, malgrado tutto, di rimanere là dove si pensa di non essere capaci di stare. La fine del giorno di un tempo scompensato dall’annichilimento di sé, colpisce duramente proprio quando sta per compiersi la trama di un iter ragionato, seppur nelle sue irrazionali congetture. È dura come un pugno nello stomaco, la fine del giorno. È inesorabile come un verdetto sul quale si è discusso fino allo svilimento. È vigliacca, come il tradimento di chi si illudeva di non conoscere alternative, sebbene ne avesse eccome per stabilire un equilibrio. O un centro di gravità sul quale far permeare il roboante malessere interiore. Che si tratti di oggi o di chissà quando, la fine è un concetto fin troppo sedimentato nelle viscere di chi lo concepisce con la convinzione di doverlo scatenare per stare finalmente bene. Anche a costo di sembrare egoisti, pur nella premura di non ingannare gli affetti più cari. Oggi o domani che sia, la fine trapana attraverso la trama di un indefinibile scompenso emotivo, forse alimentato da inguaribili ferite pregresse o da subbugli psicologici non indagati. E, tuttavia, quasi come un fenomeno carsico, la goccia dell’afflizione penetra nella roccia di chi vorrebbe desistere e, invece, insiste. “Oggi, alla fine del giorno”, di Cristina Alessandro, è un romanzo che lascia l’impronta addosso. È una storia che segna il cuore del lettore, accompagnandolo con gradualità in una dimensione più reale e sostanziale di quanto si immagini.
Aleboski94: “Un libro che fa riflettere”. Oggi, alla fine del giorno è un romanzo di formazione che segue l’evoluzione fisica e psicologica di Maria Lourdes, la protagonista, dall’infanzia all’età matura. Un vero viaggio dell’eroe, commovente e amaro, perché la vita è assurda. Lo consiglio!
Flora C.: “Un romanzo da leggere”. Un’altra bella storia scritta da Cristina Alessandro. Un romanzo che, attraverso il racconto della vita di una donna in bilico tra le proprie fragilità e le tante incapacità, cattura il lettore. La protagonista è Maria Lourdes , donna che l’autrice ritrae perfettamente delineandone i tratti psicologici sofferti e complessi. Un quadro sul femminile in forte contrasto con le figure del marito, amorevole e spontaneo e della piccola figlia vivace e vitale. Nella storia emergono bene le singole personalità, le singole sfaccettature grazie alla scrittura precisa di Cristina Alessandro che, tra l’altro, è riuscita ad impreziosire il racconto con un finale inaspettato. Un romanzo appassionante e avvincente, consigliato. Ancora una volta Cristina Alessandro si rivela Autrice di classe e non delude!

Autore dell’articolo
Pasquale Cavalera nasce a Galatina il 15 agosto 1983. Nel 2009 si laurea in Ingegneria Meccanica e qualche anno più tardi, dopo aver deciso di concludere la carriera di ingegnere, fonda l’agenzia letteraria Storie di Libri, in cui attualmente ricopre i ruoli di CEO ed editor.